Di buon mattino vi rimettete in marcia verso la stazione di posta di Falken. Di gente in viaggio lungo la via ce n’è davvero poca, segno dei tempi che corrono, la paura per le Genti è ancora viva, nonostante la vittoria. Ci vorranno mesi prima che quella parte delle terre del nord torni a fiorire. Alla stazione di posta di gente invece ce n’è parecchia, di tutti i generi. I reduci dalla guerra sono molti, ci sono vari cavalli nel recinto. La stazione è gestita da un tipo tutto pancia e risate, tale Paul, che si fa aiutare da un taurano e un paio di ragazzi.
Al vostro ingresso, tutti ammutoliscono. Quando ordinate da bere, cominciate a sentire i sussurri, e le occhiate che non vi abbandonano. Uno degli avventori, un tipo armato, probabilmente un miliziano, si avvicina titubante e domanda a Joaquin se egli è il famoso spadaccino Joaquin delle terre del sud. Ha sentito parlare delle sue gesta e dei suoi compagni. Vi viene offerto da bere, e Paul vi offre il pranzo. Dopo aver mangiato, contrattate con uno dei ragazzi di Paul l’acquisto dei cavalli. Una manciata casuale di oro e il gioco è fatto. Ronzini, nulla di più, ma sufficienti per il viaggio. Ripartite, in direzione di Holm.
I giorni di viaggio si susseguono, fra locande, stazioni di posta e villaggi. Un mattino, mentre pernottate in una stazione di posta lungo la via est, scoprite che Sigric vi ha abbandonato. Ha lasciato una lettera, in cui vi ringrazia per le avventure pazzesche e per il vostro coraggio, e dice che non ha più nulla da fare ormai con voi. Vi lascia un regalo: ha preso contatto con alcune conoscenze, è riuscito a sapere da un uomo che aveva fatto parte del convoglio militare che ha scortato Dahl che l’inquisitore non è mai giunto nelle terre del Barone Friedmann, e certo non ha proseguito il viaggio verso sud. Pare che abbia fatto solo la prima parte del viaggio, poi con una piccola scorta ha proseguito da solo verso i monti a ovest. Vi viene subito in mente quale possa essere la destinazione: il rifugio di Naaman, il mago al servizio di Friedmann. Il barone probabilmente vuole evitare di essere collegato alla prigionia di un inquisitore, e quindi evita di sporcarsi la mani facendo fare il lavoro sporco a un utilizzatore dell’Antico Potere, facilmente sacrificabile e plausibile capro espiatorio.
Il viaggio verso il covo di Naaman è lungo, ma privo di veri pericoli. Vi arrivate nel tardo pomeriggio di un giorno nuvoloso. Per D. è un gioco da ragazzi avvicinarsi alla zona senza essere visto. Fuori dalla grotta, sono accampati una mezza dozzina di miliziani, privi di insegne e simboli. Sono dilettanti, D. li distrae facendo spaventare i cavalli, e il gruppetto neanche si accorge che Victor, Joaquin e Magnund sono arrivati dall’altro lato. I miliziani neppure combattono: non appena vedono balenare l’arma fiammeggiante di Victor e le due spade di Joaquin, urlano e fuggono. Sulla soglia della grotta, uno degli aiutanti di Naaman dà l’allarme. Il gigante di pietra che vegliava sulla soglia si desta e si prepara a combattere i nostri. È uno scontro duro, ma ormai nulla può fermare il gruppo. Naaman stesso si unisce allo scontro, usando dardi di fuoco. Joaquin e D. vengono feriti dalle fiammate, Victor colpito dal gigante di pietra, ma alla fine la tremenda spadona magica del paladino spezza una delle gambe del gigante, che crolla a terra. D. piomba su Naaman e lo tramortisce. Victor decide di giustiziarlo, e i suoi due aiutanti fuggono terrorizzati dalla grotta. I nostri liberano Dahl, che vi era tenuto prigioniero.
Incomincia così il viaggio di ritorno. Dahl si fa raccontare molte volte e nei dettagli tutto quello che è successo. La sua espressione dura e severa tradisce poco i suoi pensieri, ma non sembra comunque molto soddisfatto. Giunti al Passo Nurin, i nostri hanno una sorpresa: ad attenderli vi sono vari uomini al servizio dell’Adunanza, che attendevano Dahl. Dopo una notte trascorsa nel forte, i nostri vengono convocati da Dahl nel piazzale. L’inquisitore getta la maschera: è furibondo per la perdita dello Scettro e le scelte dei nostri, egli li accusa dell’uso improprio dell’Antico Potere, di cui essi portano con loro vari oggetti. I nostri vengono accusati anche di disobbedienza agli ordini, omicidio, congiura con il nemico. Sbalorditi, i nostri si vedono circondati da uomini dell’Adunanza e dalla scorta di Dahl.
Proprio quando lo scontro sembra inevitabile, una voce si leva a spezzare il silenzio carico di tensione: è Marcus Albrecht. Egli ha raggiunto già da un paio di giorni il forte, in modo anonimo, scortato da Laydon. Egli intima agli uomini della scorta di lasciar perdere le accuse, che sono infondate. È stato Dahl a violare le regole dell’Adunanza per seguire il tornaconto personale. Lo stallo fra inquisitori prosegue, allora Laydon si fa avanti, toglie la bandana e dichiara il proprio nome. Dice che i nostri eroi sono suoi compagni d’arme, chi brandisce un’arma contro di loro lo fa anche contro di lui. Tutti, soldati e miliziani, abbandonano ogni bellicosità. I nostri arrestano Dahl e proseguono verso sud con Albrecht e Laydon.
Dahl viene condotto alla Roccia dello Spirito. I nostri non si avvicinano, e fanno invece ritorno alle loro case.
PIZZE DADO
Victor
Le ultime esperienze e la fine del tuo lungo viaggio ti tormentano. L’Adunanza in cui credevi ciecamente si è rivelata fallace, come ogni altra cosa umana. E Albrecht? È davvero migliore di Dahl, o ha solo fatto buon viso a cattivo gioco, approfittando dell’occasione per sbarazzarsi di un rivale? Cosa penserebbe il Santo Jacob se fosse ancora vivo? Come può permettere che simili cose accadono?
Non hai voluto condividere questi pensieri con i tuoi compagni, ma ti conoscono troppo bene per non averli intuiti.
La nomina a Inquisitore è arrivata, era scontato dopo quanto hai fatto. A presenziare la tua investitura in qualità di tuo sostenitore, oltre a padre Voigt si è presentato proprio Marcus Albrecht. Suo è stato il voto decisivo che ti ha garantito la nomina. Forse non è male come pensavi, in fondo.
Hai chiesto e ottenuto un incarico in una piccola cittadina vicino alle tue terre natie, nel nord-ovest. Qui potrai amministrare la vera giustizia del Santo e vigilare sulla fede e la moralità delle persone, senza le ingerenze del potere.
Una notte, mentre fatichi ad addormentarti, alla tua porta compare il Santo in persona. Egli ti chiede la Falce di Jacob, che ormai non ti occorre più. La consegni, con mani tremanti di emozione. Il mattino dopo, ti risvegli nel letto senza ricordarti di esserti coricato. Appoggiata lì accanto, una spada a due mani benedetta dal Santo in persona. L’arma che ti accompagnerà nella prossima fase della tua vita.
La Fiamma e la Spada.
Una cosa la sai, chiara sopra ogni altra: tu rimarrai fedele ai sacri simboli.
Sempre.
Joaquin
I tuoi compagni hanno deciso come proseguire le loro vite, e tu? Il richiamo della tua Zomora è troppo forte, non vedi l’ora di rivedere il tuo mare, risentire sulla pelle il vento e i profumi della tua patria.
Il viaggio è lungo, ma lo compi in tutta comodità, elargendo oro e argento quando serve.
Al tuo ritorno, trovi molte cose cambiate.
Maria ha portato l’eco delle tue gesta fino alla tua Villafranca, vieni accolto come un eroe.
Persino Don Martel, il padre di Maria, ti accoglie con tutti i suoi servitori schierati, e ti invita a un banchetto in tuo onore che finisce per durare una settimana intera.
Don Martel ha messo da parte ogni remora nei tuoi confronti, e tu non hai più dubbi: sposare Maria e avere dei figli non lo vedi più come una prigione per il tuo indomabile spirito, ma come il giusto completamento di questa fase della tua vita.
La residenza della tua famiglia viene ingrandita e ampliata, la fonte che vi è tanto cara sorge ora al centro di una fazenda ben più grande e lussuosa di quella di Don Martel stesso. Gli affari procedono, hai avviato molte altre attività commerciali, e segui in prima persona le trattative.
Di tanto in tanto, qualche ragazzetto coraggioso si presenta alla tua porta per sfidare a duello il famoso Por Fuera. In genere, rimandi i meno arroganti a casa con qualche graffio e una bella storia da raccontare, per i peggiori, ci sono sempre pronti i guaritori di Villafranca.
Maria è in dolce attesa del vostro primo figlio, un’anziana levatrice del paese vi ha garantito che sarà maschio.
Joaquin Ernesto Oliveira de la Fuente papà, davvero non riesci a crederci. Eppure non hai alcuna voglia di scappare, non questa volta.
Il richiamo del mare lo senti nelle vene, ma questa volta non vedi l’ora di armare un piccolo veliero e solcare le onde in compagnia del tuo primogenito, e degli altri che il Fato vorrà donarvi.
D.
E così la grande avventura è terminata. Nel corso di questo incredibile viaggio, oltre alle meraviglie incontrate, alle esperienze vissute, al dolore e all’esaltazione, una cosa più di ogni altra rimane viva nel tuo cuore: la fede rinnovata in qualcosa di più grande.
Una notte, durante il tuo viaggio di ritorno, fra luoghi un tempo famigliari e oggi così distanti da quelli in cui hai vissuto negli ultimi mesi, ti fermi in un piccolo tempio dell’Unico, sulla cima di una placida collina erbosa. Qui giunto, per la prima volta ti inginocchi in preghiera, e senti qualcosa ardere in te. Ciò che avevi chiesto tempo prima diventa realtà: dal tuo cuore svanisce la sete di sangue che ti costringeva a infierire sugli avversari fino alla loro morte. È la grazia che modifica definitivamente il tuo modo di vedere le cose.
Decidi di tornare là dove hai vissuto gli ultimi anni, ma di cambiare la tua vita per sempre. Non è più tempo di nascondersi. Abbracci la fede nell’Unico, a tuo modo, senza esibizioni.
E poi basta perdere tempo, fare le cose a metà e senza impegno: sposi Kerstin, e acquisti una tenuta fuori da Nauen-Wesemberg, la rinnovi con il denaro guadagnato nelle tue avventure, e quello conservato nel tuo luogo segreto lì vicino.
Ma fai molto di più, perché il ricordo di tua sorella Sofia non ti abbandona. Trasformi la tenuta in una casa rifugio per bambini e bambine orfani, in cui ciascuno di quei poveretti senza famiglia potrà trovarne una.
L’Unico benedice te e tua moglie con tre figli naturali, che si aggiungono ai tanti che avete adottato nel corso degli anni.
Il primo, un maschio, lo chiami Victor.\
Il secondo, un altro maschio, lo chiami Ernest, perché Joaquin ed Ernesto sarebbero stati nomi troppo bizzarri anche per te.
La terza, una femmina, la chiami Sofia.
