I nostri eroi sono in procinto di partire per un'impresa ai limiti del possibile: attraversare l'Impero sconvolto dalla guerra civile e dal morbo nero, per giungere ad Arcavia e scoprire qualcosa in più sulle manovre del nemico, che credono coinvolto nelle disgrazie della terra dei Grifoni. Ottenuta dal comandante dell'armata dell'Est la conferma che, al loro ritorno al confine, essi potranno riattraversarlo (se le circostanze nel frattempo non saranno cambiate e Re Valdenar non avrà dato diverse disposizioni), i nostri partono con il loro carro in direzione della grande via imperiale che da sud attraversa il paese risalendo verso Arcavia. Dopo qualche giorno di viaggio, tranquillo e senza incontri, i nostri giungono in vista di un monastero, Aghen, dove vengono ricevuti con circospezione dal priore Benjamin e dagli altri monaci. Lasciati all'esterno i vestiti, Amdir, Renaux e Stik entrano nelle mura dell'edificio, trovando una buona accoglienza: il morbo grazie alle precauzioni prese non ha colpito quel luogo, i monaci si mantengono fedeli al loro credo e non prendono parte in alcun modo alla guerra. Benjamin rivela poco sulla guerra, non ha mai sentito parlare dell'Uomo del Fuoco, e sa di alcuni fratelli che hanno tradito la fede per altri desideri materiali. Dice anche che, sulla strada per Arcavia, i nostri troveranno altri due monasteri, Hock e Kolshtadt. Mentre nel secondo avranno una buona accoglienza da parte delle monache di madre Erica, nel primo luogo troveranno inquisitori da cui conviene girare al largo, specie vista la presenza di un eretico come lo sciamano Renaux. Il prossimo paese sulla strada invece è Trenburg, che i nostri raggiungono in capo a pochi giorni: il villaggio si trova ai piedi di una collina, sconvolta da una cruenta battaglia fra due fazioni difficilmente riconoscibili dato lo stato dei cadaveri. A quanto pare una fazione ha attaccato dalla collina il paese, bruciandone una parte, ma i difensori hanno avuto la meglio anche grazie all'uso di artiglieria. In paese, i nostri trovano grande agitazione, a quanto pare le forze militari al comando sono mercenari che si vestono con le corazze dei templari (prive di simboli religiosi), e sono perlopiù individui di bassa lega, violenti e brutali. Nella piazza del paese, la folla riunita sta per assistere al rogo di una strega, una giovinetta di circa quindici anni, che chiaramente non possiede in realtà alcun potere magico. L'inquisitore sul palco sta per dare il via all'esecuzione, e mentre i nostri eroi fremono dal desiderio di interrompere la barbarie, ma esitano temendo la reazione degli uomini d'arme della città, un misterioso individuo compare dal nulla, e con velocità sorprendente libera la ragazza, abbatte i templari giunti per fermarlo e, nella confusione generale, brucia il volto dell'inquisitore con una torcia, svanendo poi con la stessa rapidità con cui era comparso. I nostri si riparano dalla folla che, impazzita, ha cominciato a fuggire ovunque, poi assistono all'arrivo di altri templari, il cui capo rimprovera aspramente l'inquisitore. Il gruppo riparte, parlando con qualche guardia i nostri scoprono che in città comanda un certo Duca, il cui simbolo è una mano che stringe un serpente, e che i rivali che hanno attaccato e sono stati sconfitti sono anch'essi guidati da un certo “Duca delle puttane”. Appena fuori città, Renaux suggerisce a Stik di cercare le tracce dello sconosciuto, e il ladro trova infatti le tracce di un cavallo con due pesi. Il gruppo decide così di seguirle e, il giorno successivo, i nostri vedono le impronte lasciare la strada per addentrarsi nel bosco verso ovest, seguite da orme di sei cavalli ferrati (che hanno probabilmente superato il gruppo durante la notte). Stik e Tyruss si addentrano nel bosco, solo per scoprire un massacro perpetrato dal misterioso individuo: cinque uomini orrendamente mutilati, e così i loro cavalli. Evidentemente l'uomo ne ha risparmiato uno, come prigioniero, e ha preso con sè altri due cavalli, uno per la ragazza e l'altro appunto per il prigioniero. Il terzetto ha ripreso a dirigersi verso la strada principale. I nostri proseguono, in fondo lo sconosciuto sta andando nella loro stessa direzione. Durante un turno di guardia notturno, Tyruss vede al bagliore di un lampo un cavaliere su una collina, di cui però non si trova traccia, anche per causa della pioggia. Il gruppo si trova nelle vicinanze di Hock, luogo da cui tutti preferirebbero allontanarsi al più presto. Il giorno successivo però, i nostri vedono in lontananza un cavaliere fermo su una collina, al suono del corno egli non si muove: sta attendendo il gruppo. Tyruss, Stik e Amdir giungono per primi a cavallo, e si trovano davanti il tizio sconosciuto di Trenburg. Egli è molto serio e schivo, tatuato fino al collo con simboli strani, demoni e altri segni sconosciuti ai nostri. Egli non rivela il suo nome, ma dice solo “questi è il mio cavallo, io sono molti”. Egli elude le domande dei nostri, che pure raccontano con sincerità e senza remore le loro vicende e i motivi che li hanno condotti nell'Impero. I nostri infine scoprono soltanto che l'uomo è giunto nell'Impero per seguire una sua via, uno scopo al quale dedica ogni cosa, che la ragazza salvata sta bene perchè ha probabilmente scelto di abbracciare la via del suo salvatore, che per saperne di più i nostri dovrebbero accettare di seguire a loro volta la via dello sconosciuto. Inoltre, essi capiscono che l'uomo considera folli sia coloro che seguono un falso dio sepolto ad Arcavia, sia coloro che seguono il dio denaro, il cui sconto ha dato il via alla guerra. L'uomo considera gli alchimisti l'altra faccia della stessa medaglia rispetto agli imperiali, ma non ha altre informazioni su di loro o sul Dottore. Quanto all'Uomo del Fuoco, egli probabilmente sa molte cose, ma non vuole rivelarle ai nostri, nonostante gli appelli accorati ed onesti del gruppo. L'uomo assicura ai nostri che non c'è altro luogo della terra dove dovrebbe essere in quel momento e, alla domanda se essi possono fare qualcosa per lui, risponde con un'unica parola, prima di allontanarsi dalla collina: Kolshtadt. Il gruppo riprende la marcia, sono passati circa otto giorni dalla loro partenza dal confine, il villaggio di Toren si profila all'orizzonte, la situazione già complessa è stata resa ancora più oscura dalla presenza dello sconosciuto e dalle sue parole: riusciranno i nostri eroi ad arrivare a Kolshtadt? E lì giunti, quale parte dovranno avere nella vicenda? Lo sconosciuto tatuato vuole aiutare le monache del monastero, o è un altro il motivo per cui vorrebbe il gruppo laggiù?