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diario:15gennaio20

19 Dicembre Anno 1°

Reinhardt porta la lama fantasma di Vlatna e l'armatura recuperata al monastero in Tilea al suo maestro, Ulfgar, dicendogli di aver ricevuto il benestare da Ulrich stesso per poter partire. Il templare racconta poi a Martin ciò che ha appreso sul conto di Bingo. Dopo essersi preparati, i nostri partono alla volta di Lintz, in compagnia di Alice. Il giorno 21 Dicembre, come promesso a Ulrich, Reinhardt si ferma a festeggiare l'inizio dell'Inverno in una piccola chiesetta nella foresta. Il mattino seguente, uno scout imperiale giunge all'edificio, segnala che tutto è tranquillo sulla via fino al bivio per Lintz. I nostri proseguono ed arrivano il 26 Dicembre al paese, verso sera. Il clima è piuttosto cupo, il ritorno di Alice e l'apparizione di Bingo riportano un po' di allegria fra la gente, all'apparenza scossa per quanto accaduto a Marcel. Riaperta la locanda e riattivata la cucina, i nostri si rifocillano in compagnia di molti paesani. Dopo cena, il gruppo riceve la visita di Rendar, il mugnaio, e del figlio Joan, un ragazzone semplice, un po' lento di comprendonio. Il giovane racconta di aver visto due volte il cavaliere alto con le orecchie a punta, a distanza di alcuni giorni, prima che Marcel venisse rapito. Nel primo caso, Joan vide un cavaliere alto, con gli occhi tutti neri, senza barba, con un cavallo nero, avvolto in abiti scuri, a colloquio con Marcel oltre il ponticello che attraversa il torrente del paese. Marcel e il cavaliere sembravano litigare. La seconda volta, Joan vide il cavaliere solo, lo sguardo che l'individuo gli lanciò sconvolge ancora la mente semplice del povero ragazzo.
I nostri discutono su quanto hanno saputo da Joan, a cui nessuno dei compaesani sembra voler credere. Bingo prova a controllare i registri per scoprire gli ospiti della locanda nei giorni precedenti il rapimento di Marcel, ci sono in effetti quattro avventori con nomi bretoni sconosciuti ad Alice. Bingo prova a chiedere informazioni ad Olaf, uno dei clienti abituali della locanda. L'omone si lascia sfuggire una frase a bassa voce: “nessuno ti dirà nulla, hanno troppa paura”. Congedati tutti i paesani, i nostri fingono di andare a dormire, in realtà Bingo sorveglia la casa di Olaf e viene poi raggiunto dal resto del gruppo. I nostri si introducono in casa dell'uomo e in breve lo convincono a raccontare ciò che sa: subito dopo la scomparsa di Marcel, il vecchio cacciatore bretone Giroud ha seguito le evidenti tracce di un cavallo sulla neve, imbattendosi nel cavaliere dalle orecchie a punta. Il gruppo allora si reca subito a casa di Giroud, per farsi raccontare quello che è successo. Giroud descrive il cavaliere più o meno come ha fatto Joan, dicendo però che aveva una benda sulla bocca, ha intimato di rinunciare alle ricerche e di non far parola con nessuno di quanto visto, tagliandoli anche un dito della mano con una spada corta maledetta, che ha lasciato sul poveruomo una cicatrice innaturalmente viola. Giroud ha riferito tutto ai compaesani che, spaventati, si sono chiusi nel silenzio e hanno evitato di seguire i rapitori di Marcel.
Il gruppo torna alla locanda per dormire, mentre Bingo raggiunge uno dei soci criminali di Marcel, per avere altre notizie. Costui dice che solo un certo Vito, altro amico di Marcel, ha provato a seguire le tracce, ma non è più tornato. Sembra inoltre che Marcel, ad inizio dicembre, fosse preoccupato di un debito non saldato con qualcuno in Bretonnia, e che avesse tentato di reclutare i quattro avventori bretoni per portare un carico, senza successo. Per il gruppo, una possibilità è dunque quella che i quattro fossero elfi scuri magicamente celati agli occhi della gente di Lintz, giunti in paese per rapire Marcel. Il locandiere ha provato a reclutarli e si è arrabbiato al loro rifiuto, la scena vista da Joan, a cui forza la mente debole e ingenua ha permesso di vedere il vero aspetto del cavaliere. La mattina seguente, il gruppo parte per la Bretonnia, giungendo al passo in breve tempo. Attraversando la zona più dura, fra freddo e neve, l'attenzione del gruppo viene richiamata dall'inconfondibile vocione di un nano. Questi, Azaghal, esperto guerriero, si è nascosto in una caverna, portando con sè i cadaveri di tre compagni, periti in uno scontro con molti orchi neri. Il nano descrive gli orchi come ben diversi da quelli comuni, infatti essi parevano posseduti e combattevano anche mutilati senza esitare. Superato il passo, su un territorio più agevole e con un clima più clemente, i nostri raggiungono il punto in cui la pista incrocia il sentiero nanico che taglia le montagne da sud a nord. Salutato Azaghal, che prosegue verso nord, i nostri scendono il sentiero fino al luogo dello scontro con gli orchi. Qui effettivamente essi trovano i resti di uno scontro acceso, vi sono anche i segni di quelle che sembrano esplosioni. Gli orchi portano una cintura decorata con teschi appositamente rotti sulla sommità, il simbolo della loro tribù. Inoltre, sul corpo degli orchi i nostri trovano strane cicatrici, prodotte da una lama di piccole dimensioni.
Che siano le ferite che hanno prodotto quelle cicatrici ad aver soggiogato con qualche oscuro potere gli orchi? Sono forse essi strumenti nelle mani degli elfi scuri? Quali malefici si troveranno ad affrontare i nostri in Bretonnia?

PIZZE IVAN

diario/15gennaio20.txt · Ultima modifica: 2021/02/19 21:41 (modifica esterna)