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diario:7aprile14

23 Luglio Anno 3°

Dopo il drammatico scontro con i non-morti e i demoni (che a giudizio di Milten appartengono al secondo cerchio e le cui sembianze elfiche sono solo casuali), il gruppo riprende le forze e la navigazione. Amdir cura gli amici, mentre Mark, il giovane mozzo che ha trovato scampo nella stiva, viene promosso d'urgenza capitano e messo alla guida della Fortuna, con l'aiuto di Milten, a suo agio fra sartiame e rotte nautiche. Gli sventurati Rodrigo e Long John trovano sepoltura nella loro vera casa, il mare, Stik riceve poi da Mark tre chiavi che Rodrigo portava con sè: due di esse aprono un baule, nel cui doppio fondo Stik rinviene una discreta somma di denaro, e uno scomparto segreto nello scrittoio, che contiene una lettera d'amore, un sacchetto di monete e una statuetta d'oro raffigurante una donna, che possiede un potente incantesimo di protezione usabile una volta al giorno per difendersi dagli attacchi magici. Nella stiva vengono rinvenute delle casse piene di tabacco. Stik fruga tutta la nave alla ricerca di una terza serratura, infine desiste quando Renaux, chiedendo aiuto ai suoi avi, lo avverte che la chiave è con ogni probabilità quella di una abitazione sulla terraferma.
Ripreso il viaggio, i nostri giungono in capo a qualche giorno in vista della costa boscosa delle terre degli elfi. Qui, viene avvistata una città in rovina, in una valle stretta fra i boschi e due colline. Scesi a terra, i nostri scoprono che un gigantesco incendio, forse un paio d'anni prima, è stato la causa della rovina, la grande città è stata distrutta, non vi sono cadaveri da nessuna parte, e l'unica traccia pare essere la visione di scie di fuoco nel cielo che Renaux ottiene invocando i propri antenati. Il gruppo trova un edificio integro, un piccolo tempio che la magia ha protetto dalle fiamme, ma nessuna traccia utile a capire come siano andate le cose. Stik sorvola la città grazie ad un incantesimo dello sciamano, e così facendo si sente improvvisamente a disagio, come se qualcosa fosse in agguato.
Tornati alla nave, i nostri eroi passano la notte al largo e tornano a terra al mattino. Stik trova impronte di morbidi stivali al limitare del bosco, nell'entroterra. Seguendo a ritroso le impronte, i nostri arrivano ad un bivacco sulla collina. Ansiosi di trovare l'individuo che ha lasciato quelle impronte, assolutamente recenti, i nostri seguono la traccia fino ad un prato circondato da una sorta di muro di vegetazione. Stik, che apre la fila, sparisce poi all'improvviso fra le fronde. In breve, il resto del gruppo si rende conto che vi è una sorta di piccolo anfratto fra la vegetazione, e che Stik è tenuto sotto la minaccia di una lama alla gola da un elfo dalla pelle chiara, capelli neri, occhi azzurri, con mantello e giacca di cuoio. L'anfratto è protetto magicamente, Renaux non riesce a mettere in salvo l'amico, tuttavia l'elfo non pare avere cattive intenzioni e, pur non conoscendo la lingua dei nostri eroi, riesce a comunicare parlando in elfico con Amdir. I due elfi dunque si rassicurano l'un l'altro spiegando la propria identità: l'elfo dei boschi altri non è se non Vorador, il misterioso individuo segnalato sulla mappa nell'isola deserta esplorata dai nostri eroi diverso tempo prima, fuggito dalla stessa isola a bordo di una zattera.
Egli ha una lunga storia da raccontare e, condotto il gruppo in un posto più tranquillo, rivela per mezzo di Amdir la storia della Maledizione dello Scarabeo: molto tempo prima, fra gli elfi dei boschi si creò una divergenza di opinioni fra due capi e i rispettivi seguiti. Una parte degli elfi aveva scoperto come utilizzare le forze magiche senza ricorrere ai cristalli, e riusciva a manipolare in modo sorprendente il potere. L'altra parte vedeva in questo potere un grave pericolo. Infine i due gruppi si divisero, e coloro che utilizzavano senza ritegno il nuovo potere presero a subire degli effetti particolari: il loro corpo si rigenera dai danni, ma la pelle cambia aspetto, i maghi diventano molto forti ma devono faticare per non mutare in insetti. Nel corso del tempo, la profezia riguardo l'arrivo dello scarabeo e della scissione fra i due popoli si compie, le foreste cominciano a brulicare di ragni giganti e demoni, ed infine circa due anni prima un lampo di luce nella notte è il segnale che da il via alla guerra: gli elfi corrotti attaccano in gran forze la città, l'assediano ed infine la distruggono grazie ad enormi scarabei volanti che tirano proiettili di fuoco. Vorador si è salvato per miracolo dall'attacco, ha provato a seguire coloro che avevano distrutto la sua città, ma la sua missione è fallita ed egli si è ritrovato solo sull'isola e ha dovuto affidarsi al mare su una zattera per ritrovare la via di casa.
L'elfo racconta inoltre che sono sorte fortezze di pietra e metallo nelle terre degli elfi, le roccaforti del popolo dello scarabeo, e soprattutto che egli ha visto personalmente alcuni prigionieri, fra cui Ecidius, sbarcati proprio su quella costa, ormai da diversi giorni. Probabilmente essi sono stati condotti ad una delle fortezze. Per Vorador, il suo popolo dovrebbe trovare la forza per reagire ma, fino a quel momento, gli anziani non hanno ancora preso alcuna decisione, e non hanno chiesto aiuto agli elfi delle cime o ad altri popoli liberi.
Cosa faranno ora i nostri eroi? Si lanceranno da soli contro migliaia di nemici, cercando nelle fortezze di pietra e metallo Ecidius e Wynona? Oppure si faranno guidare da Vorador dai capi degli elfi, per chiedere loro di scendere in campo e unirsi in battaglia agli elfi delle cime contro il corrotto popolo dello scarabeo?

diario/7aprile14.txt · Ultima modifica: 2021/02/19 21:41 (modifica esterna)