Io sono Aredhel Ethiulien, prima allieva di maestro Kirdae di Lùnorontir. Di colui che ha guidato i miei primi passi sul sentiero della Trama Bianca io seguo l’insegnamento.
Sono passate quaranta e cinque primavere dal giorno in cui maestro Kirdae chiese il mio nome. E sono passate venti primavere dalla prima volta in cui entrai nella valle di Yvràin. Grande è la fama della forra nascosta tra le cime del Lùnorontir presso il mio popolo, ma solo quando ebbi il privilegio di varcarne i confini compresi quanto i racconti fossero ben lontani dal rendere giustizia alla bellezza di Yvràin. Grandi colonne di ghiaccio sorreggono il portone di chiaro argento che ne chiude l’accesso. Al di là di esso, un tortuoso sentiero si snoda sul fondo della valle stretta tra le pareti a picco del Lùnorontir. Un occhio attento può notare molti nidi di grandi aquile lassù, dove le cime sfiorano il cielo. Tuttavia, è difficile che la meraviglia di Yvràin non colga colui che la percorre. Se il primo guardiano, ovvero il gelido vento che giunge dalle sommità di Lùnorontir, consentirà il passaggio, ecco che addentrandosi verso il cuore della valle si scoprirà come tra le nevi perenni riposino quelli che al primo sguardo paiono grandi giganti di ghiaccio. Le grandi statue sono il frutto del gentile uso della Trama Bianca da parte di maestro Kirdae. I racconti narrano che egli possa dar vita ai giganti di ghiaccio, se il bisogno è grande. Non mi è consentito rivelare se questo è frutto di leggenda o di testimonianza.
Alla fine del sentiero sorge Luindirien, la torre di ghiaccio in cui Kirdae dimora e dove per molti anni ho appreso da lui i segreti della Trama e le sfumature della Trama Bianca. Io conobbi il maestro grazie a colei che è stata la mia prima insegnante, dama Irithiel Malloth. Fui affidata a lei quando presso gli Anyar fu evidente che la mia inclinazione verso la manipolazione della Trama poteva essere. Lei era solita dire che coloro che intraprendo lo studio dei sentieri della Trama muovono i primi passi in un mondo più grande. Adesso, quando il mio sapere supera il suo, comprendo cosa volesse dire. Dama Irithiel ha un animo molto gentile, non trascura i suoi doveri. Fu lei a comprendere quale fosse il mio potenziale. Avvenne durante un inverno piuttosto rigido in Ilye-Tirindè: noi giovani ci stavamo recando da lei per la lezione quotidiana, quando avvertii una sensazione di benessere ed ero certa che fosse causata dal freddo. Allora, per gioco, cominciai a manipolare la trama. Non ero che un’apprendista all’epoca e mi parve strano che le altre e gli altri mi guardassero incuriositi. Dama Irithel vide quello che stavo facendo. Due giorni dopo, il maestro Kirdae giunse dal Lùnorontir. Conobbe mio padre e mia madre, parlò con loro e passeggiò con me. Mi scelse come sua allieva. Grande fu l’onore per la mia stirpe, la quale per la prima volta avrebbe annoverato un membro preso come allievo da uno dei grandi Maestri.
Io sono Aredhel Ethiulien, figlia di Elinar e Lothiriel. Della mia provenienza io onoro il ricordo, della mia famiglia porto fieramente il nome.
I miei genitori, pur appartenendo a una schiatta minore presso gli Anyar, sono rispettabili membri della comunità di Eithiròme. La maestria di mio padre nella lavorazione del legno è molto apprezzata. Prima di lui, nella stirpe di Ethiulien sono nati soldati, guardiani, esploratori e studiosi dei cicli naturali. Della mia fanciullezza rammento giorni felici. Ero una giovane Anyar a cui piaceva salire sugli alberi e che sfidava i propri fratelli a saltare giù facendo capriole. Giocavo con loro e fingevamo di essere protettori e di dover difendere i confini di Ilye-Tirindè. Ricordo quando i miei fratelli parlavano con nostro padre del voler essere soldati e di come lui era contento di saperli desiderosi di svolgere un onorato compito. Rammento anche che una volta, allora ero molto piccola, dissi che anch’io avrei potuto fare il soldato. Mia madre sorridendo mi dissuase, disse che una fanciulla ha la pelle troppo delicata per portare le armature. Quando le misi il broncio, lei fu gentile: mi diede un dolcetto e mi disse che forse invece mi sarebbe piaciuto essere come sua sorella Athalia: gli umani avrebbero chiamato la zia maga.
Io sono Aredhel Ethiulien, nipote di Athalia e Rolden, del cui assassinio sono stata testimone. Il suo destino io ricordo, i suoi carnefici io ho punito.
Ero una giovane Anyar. Imparavo i rudimenti della Trama da zia Athalia da tre primavere. La vita di mio zio Rolden fu spezzata quell’estate. Avevamo viaggiato verso Meiersdorf e io vidi per la prima volta gli appartenenti alla stirpe degli uomini. Parevano rozzi, ma anche forti, intraprendenti e capaci di adattarsi. Fui stupita quando trovammo alcuni di essi vestiti con abiti che ricordavano molto vagamente la foggia dei nostri e capaci di parlare la nostra lingua, seppur con grande difficoltà. Durante il ritorno non smettevo di tormentare zia Athalia con le domande, quando fummo attaccati. Confuso è il ricordo degli eventi che seguirono l’orribile richiamo di cupi corni. Ancora oggi, è come tutto avvolto da una foschia che blocca lo sguardo verso ogni direzione. Mia zia mi raccontò che ero stata colpita alla testa e che ero svenuta. Presso gli Anyar, spezzare una vita con la violenza con lo scopo di rubare gli averi della vittima è una delle peggiori colpe di cui è possibile macchiarsi. Quegli uomini, che presso la loro genia sono chiamati briganti, erano invece avvezzi a tale costume. Così mi raccontò mia zia Athalia e così l’indecenza dei briganti si impresse nel mio animo di giovane Anyar.
Trascorsero molte primavere da allora e io appresi molte cose. Zia Athalia mi aveva affidata a dama Irithiel e maestro Kirdae mi aveva scelta. Studiando i costumi delle stirpi degli uomini, compresi che il loro tempo a questo mondo dura molto poco. Questo, forse, rende alcuni di essi particolarmente malvagi ed avidi, ma non basta a giustificare un’empia azione. Tutto ciò fu solo una parte infinitesimale degli studi compiuti presso la dimora di Kirdae. Il maestro aveva notato il mio interesse persino eccessivo per gli usi e la storia degli uomini e quando fu certo della fiducia che io gli accordavo, mi chiese da dove venisse la mia curiosità. Così, lo misi a parte degli eventi che avevano portato alla morte di mio zio Rolden. Maestro Kirdae si limitò ad annuire. Qualche giorno dopo mi invitò a passeggiare con lui in Yvràin. La sua lezione sulla connessione tra la Trama Bianca, il Giudizio e la Giustizia fu preziosa e credo che non la dimenticherò mai. Avvertii la sensazione di essere trattata da pari a pari, anche se allora la mia capacità di usare la Trama era al massimo la terza parte rispetto alla maestria di maestro Kirdae. Quando giungemmo al cancello, egli mi disse che anche se la mia ricerca avrebbe condotto al figlio del figlio dell’assassino di mio zio, quello che avrei fatto sarebbe stata per me un’ottima prova. Disse: un’ottima prova sotto ogni punto di vista.
Non è stato difficile trovarli. Tra gli uomini, vige un’assurda supremazia dei maschi. Essi cedono facilmente alle lusinghe, quand’esse provengano da graziose dame. La loro lingua diventa particolarmente loquace alla presenza di una femmina, sia essa di stirpe umana o elfica. Certo, ho avuto bisogno anche della Trama e dei segni delle stelle, ma avevo pensato che sarebbe stato più difficile. Ad ogni modo Kirdae aveva ragione: ho trovato le tracce del figlio del figlio dell’assassino di mio zio. Un detto degli uomini recita: il frutto non cade mai lontano dall’albero. Così, ho scoperto che egli era un brigante, proprio come il suo antenato. Ho trovato il suo accampamento. Nessuno di loro è sopravvissuto. Maestro Kirdae non si è mostrato turbato da quanto è avvenuto. Sappiamo entrambi che la Trama può essere utilizzata in molti modi ed Essa non chiede conto a coloro che la sfruttano.
Io sono Aredhel Ethiulien, prima allieva di maestro Kirdae di Lùnorontir, figlia di Elinar e Lothiriel, nipote di Athalia e Rolden. La Trama è il mio sentiero, la conoscenza il mio bastone.