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Gunther Mayer ha da tempo superato le definizioni normali che accompagnano coloro che si distinguono particolarmente per le proprie azioni, siano esse legate a un ruolo in battaglia o al livello di purezza raggiunto nel seguire i dettami di Sigmar. E' infatti a buon diritto considerato una leggenda. Come molti personaggi del suo calibro, spesso l'eco prodotta dai racconti sulle sue vittorie è tale da produrre distorsioni ed esagerazioni. Nonostante questo, però, persino le voci che corrono sono ben poca cosa a confronto di quello che il cacciatore di streghe ha veramente affrontato. Gunther stesso scoraggia i pochi che hanno l'ardire di chiedergli qualcosa in materia delle sue imprese, ricorrendo a una delle sue celebri massime: “se fissi troppo a lungo l'abisso, scopri di non poterti liberare dalla sua presa. In quel momento saprai anche che io sarò già sulle tue tracce.”
Gunther Mayer non ha conosciuto i genitori, deceduti in circostanze misteriose durante un viaggio tra Altdorf e lo Stirland. Fu allevato dallo zio e fratello del padre, Albert Mayer, un piccolo artigiano del legno che cercava di lenire le malattie che ne funestavano la gracile costituzione riponendo tutta la sua fiducia nella fede verso Sigmar. Quando Gunther raggiunse i quindici anni, Albert Mayer si spense, portato via da una dura malattia di petto in un inverno particolarmente freddo. Sul letto di morte, lo zio chiese a Gunther di proseguire nei suoi studi e di chiedere l'ammissione al tempio usando i pochi pezzi d'oro che gli lasciava. Già a quell'età, il futuro cacciatore di streghe considerava le promesse come scritte su una granitica lastra di pietra. Due anni dopo, al termine del noviziato, scelse la via delle armi. Fu quindi addestrato dal famigerato Kurt Gross, spietato quanto esperto istruttore e a sua volta cacciatore di streghe. A vent'anni, Gunther condannò il primo eretico.