Oleg Andrejvich Lobanovskij
Il padre di Oleg, Andrej, nacque a Belomorsk, una piccola cittadina a breve distanza dalla città di Kislev, da una famiglia che possedeva il locale stallaggio. Gli avi di Andrej appartenevano al ceppo dei Gospodari, la stirpe predominante in Kislev, ma nel passato della famiglia vi era stata una certa influenza di sangue nordico, visibile in alcuni tratti caratteristici (i capelli molto chiari, la corporatura massiccia) mostrati da diversi componenti della stirpe dei Lobanovskj, in particolare quelli di sesso maschile.
Cresciuto fra i cavalli e i muli, Andrej dimostrò da subito una straordinaria capacità di comunicazione con il mondo animale. Purtroppo, all'età di dieci anni, cominciò a manifestare appieno alcune capacità all'apparenza inspiegabili, riuscendo infatti a interagire a distanza con gli oggetti di metallo, a compiere salti in alto e in lungo decisamente superiori a quelli dei coetanei, ma soprattutto poteva creare zone di luce e di ombra, con la propria semplice volontà. Inizialmente fuori controllo, queste capacità vennero custodite gelosamente dai genitori, che chiusero lo stallaggio e si trasferirono in una baracca lontano dal paese, per tenere il proprio figlio al sicuro, lontano da maldicenze, sospetti di corruzione caotica e i pericoli che da essa sarebbero derivati.
Giunto alla maggiore età, Andrej decise di non voler vivere oltre prigioniero di quattro mura, timoroso di ogni sguardo, di ogni persona che passasse da quelle parti. Decise di partire e compì un viaggio complicato e pericoloso, specie per un giovane inesperto senza altra compagnia che un cavallo selvaggio domato con la propria straordinaria abilità. Superata la catena di monti che taglia in due il Kislev, Andrej visse per alcuni tempi da solo nella steppa, cacciando e vivendo in una tenda. Accolto poi da una tribù nomade di Ungoli, egli visse con loro sfruttando la propria capacità con i cavalli, guadagnandosi il rispetto e infine unendosi in matrimonio con una di loro, mischiando il sangue gospodaro e della famiglia di origine con quello degli ungoli. Andrej e la moglie, Ariuna, ebbero tre figli, due maschi e una femmina, Piotr, Oleg e Alina.
Crescendo, i tre ragazzi mostrarono capacità molto differenti fra loro, Oleg dimostrò di aver ereditato le medesime qualità del padre, ma benchè amasse gli animali, trovava limitante la vita nomade al seguito della tribù e la dedizione assoluta che i genitori e i fratelli mostravano per i cavalli.
Dopo un tragico episodio, di cui Oleg si rifiuta di parlare, egli lasciò la tribù e, dopo aver vagabondato a lungo per la steppa, decise di spostarsi nei luoghi d'origine del padre, nella parte meridionale del Kislev. Trovato lavoro come addetto ai cavalli in appoggio ad un gruppo di mercenari armati, avendo poi migliorato costantemente nell'uso delle armi sfruttando le proprie doti fisiche naturali, Oleg divenne in breve un mercenario a sua volta. Spostandosi in continuazione, per evitare che le proprie capacità attirassero attenzioni non desiderate, Oleg visse così per alcuni anni, facendosi via via più forte ed esperto. Dopo aver vagabondato a lungo nella zona meridionale del Kislev, egli decise di spostarsi nel nord dell'Impero, per cercare un maggiore guadagno come soldato mercenario.
Oleg è un ragazzone robusto, di alta statura, i capelli biondo cenere tradiscono la parte di sangue nordico che scorre nelle vene dei Lobanovskij da varie generazioni, egli ha ereditato gli occhi scuri e leggermente schiacciati della bellissima madre, alcuni tratti somatici della stirpe ungola, ma anche la mascella volitiva e la barba folta più tipici dei Gospodari.
L'episodio di cui Oleg si rifiuta di parlare ha trasformato un giovane vivace e aperto in un individuo più cinico e disilluso. Il suo carattere scherzoso e a tratti bonario continua ad emergere, in particolare quando egli frequenta le locande e può consumare buone quantità di birra e di vodka. La sua vita è ormai questa, ed egli l'accetta di buon grado: combattere per il denaro sufficiente per comprarsi abbastanza cibo e abbastanza alcol per il giorno successivo e per avere un luogo dove trascorrere la notte, magari compagnia di qualche donzella. Soltanto due cose per Oleg contano al di là del denaro e del benessere personale: l'odio atavico per tutto ciò che è Caotico e la passione per i cavalli, a cui nonostante tutto rimane molto legato. Inoltre, per quanto si dimostri spesso aggressivo o scontroso, egli è in realtà naturalmente propenso a stringere amicizia e, nei casi in cui ciò avviene, egli è disposto ad aiutare i compagni a prescindere dal tornaconto personale.
Intro
“Capitano, io non…”
“Ho capito, ho capito. Chiama il kislevita.”
Una scena che hai visto accadere sempre più spesso nell’ultimo mese e ormai ci hai fatto l’abitudine. Il cosiddetto capitan Mahrer ti aveva reclutato per riempire lo spazio improvvisamente apertosi nella sua compagnia mercenaria, gli sventrastreghe. Cos’è che aveva detto quel giorno? Qualcosa come “Ma certo che puoi arruolarti giovane kislevita: c’è sempre bisogno di carne da macello.” Avevi capito subito che il capitano recitava una parte, ma in fondo era un buon diavolo. Avevi dovuto gelare un po’ il suo istrionismo solo quando aveva accennato qualche domanda sulla tua famiglia. Quello era un argomento da non discutere in una piazza di Seuchensof, Nordenland. Per essere precisi era un argomento da non discutere affatto. A parte quel piccolo momento di tensione, hai trovato subito la giusta sintonia col tuo capitano: si fida di te e si direbbe che sei uno dei pochi con cui scambi opinioni e non solo barzellette.
L’ultima settimana di lavoro è stata sicuramente una delle più dure della tua vita. Il capitano vi aveva annunciato di aver vinto un bando del signore di Middenheim, la cui signoria si estendeva anche sulle terre del Nordland dopo l’editto imperiale del santo Valten I. Il conte avrebbe retribuito le prime due forze organizzate che avrebbero portato il loro aiuto ai miliziani di Kurtwallen e Stavern, due piccoli borghi ai margini orientali della foresta di Laurelorn. Per l’occasione, vi aveva annunciato, la paga sarebbe stata aumentata di mezza corona a settimana. Una cuccagna. Dopo sette giorni, molti dei tuoi compagni avrebbero probabilmente preferito essere in qualche altro posto, nonostante i cinque pezzi d’argento. E non è il fatto che Kurtwallen non è esattamente una grande città, né il combattere un nemico che sembra invisibile. È l’atmosfera cupa, condita dagli sguardi torvi dei paesani. È la locanda, senza allegria senza canti. Persino le uniche due puttane locali non aprono le porte ai clienti. Dopo una settimana di inutili giri di pattuglia per quelle umide contrade, la mattina del primo luglio, Mahrer è convocato da due membri del tempio del Lupo. Al suo ritorno, il capitano sembra piuttosto accigliato, ma il suo ordine è radunare gli sventrastreghe in piazza. Il senso del discorso del più anziano dei due templari è molto semplice: uno di voi avrebbe guadagnato una somma considerevole nel diventare la scorta del templare più giovane, ma probabilmente avrebbe rischiato di più. “Qualche volontario?” Lo sguardo del capitano su di te, mentre fai un passo avanti, non è ostile. Una breve alzata di spalle. Così è la vita, kislevita.