Siedi Ulfgar, raccontami, cosa è successo davvero quel giorno?
Sai che non sono mai stato uno da tante parole, gran maestro, ho visto un segno, il padre mi ha parlato, ma non come fa di solito, questa volta mi ha colpito nello spirito.
Era un semplice ragazzo da salvare, che si avventurava sulle montagne ad est di Middenheim.
8 anni prima:
Eravamo in pattuglia da quelle parti perché erano stati avvistati degli orchi, e li trovammo, non fu difficile. Feci segno ai miei di controllare la zona, quando ad un tratto, delle voci.
Quella deplorevole lingua parlata dagli orchi è inconfondibile, stavo già per ordinare la carica, ma…
“Andate via da queste montagne, non vi appartengono!”
Arrivai in tempo per vedere la lama di un orco nero colpire un ragazzo indifeso, con un fendente che tagliò di netto dalla fronte allo zigomo, passando attraverso l’occhio.
Provai una rabbia in corpo come mai prima, e mi lanciai alla carica degli orchi, i miei ragazzi non ci misero molto ad arrivare, e per gli orchi ovviamente non ci fu scampo.
“Come ti chiami, ragazzo, cosa ci fai su queste montagne da solo?”
Gli chiesi mentre Emil si prendeva cura della sua ferita.
Mi risposi da solo, almeno in parte, guardandomi intorno capii che era lì solo per giocare, una finta lancia, un manichino attrezzato per giocare alla giostra.
“Mi…mi chiamo Reinhardt”, disse con la voce che ancora tremava.
Nascosi il ragazzo in una piccola grotta lì vicino, poco dopo Karl arrivò con notizie terribili, gli orchi ci avevano sentiti e stavano per accerchiarci.
Sguainai il martello, ed incoraggiai i ragazzi, ognuno di noi valeva almeno 10 di loro, e noi dalla nostra avevamo la forza di Ulric.
La battaglia infuriava, gli orchi cadevano come mosche, ma purtroppo i templari, pur combattendo con la ferocia del lupo, cadevano anche loro sotto i pesanti colpi della moltitudine di orchi.
Eravamo rimasti in 4, ma anche i nemici non se la passavano bene quando ad un tratto, 3 quadrelli di balestra…
Non mi fu subito chiaro quello che vidi, o meglio, che non vidi, ero confuso, i miei ragazzi che volevano proteggermi ad ogni costo, anche se sapevamo benissimo che non ci avrebbero messo molto a ricaricare le loro armi da codardi…
ma è proprio in quei momenti che Ulric ti fa capire che è e sarà sempre presente per i suoi figli… 3 colpi fortissimi, 3 tonfi, chi sta uccidendo gli orchi?
Da dietro le rocce spuntò una figura, con in mano il martello di uno dei miei fratelli caduti… la benda sull’occhio sinistro stracciata, e l’occhio che brillava di una luce azzura molto intensa. I pochi orchi rimasti fuggirono davanti a questa scena.
“Questo le appartiene, Padre…” disse il ragazzo cadendo privo di forze.
Oggi:
“Ed oggi è il suo giorno, sono già passati 8 anni da quando l’ho preso sotto la mia ala”.
Si sente bussare alla porta…
“Gran Maestro, sono tornati!”.
“Ahah!! Visto Ulfgar, non c’è da temere, i nostri ragazzi sono guidati dalla mano di Ulric”
disse Konradsson preparandosi ad investire i nuovi templari.
Nel mentre alle porte di Middenheim, i 3 ragazzi tornano dopo aver superato alla perfezione la prova che il Padre aveva riservato loro. Tra questi, il giovane Reinhardt, fiero di sfoggiare la pelle appena presa del lupo bianco dopo una dura lotta, e l’occhio che, in tempi non sospetti, Ulric gli donò, facendo capire a tutti, compreso al suo maestro Ulfgar, che non fu un errore, guidare il ragazzo che ai tempi gli salvò la vita, verso la via della luce, sotto la guida della mano ferma, giusta e potente di Ulric.
“Bene, sei sveglio. Andiamo.”
Il sole era spuntato da neanche mezz’ora e molti nel tempio stavano ancora dormendo. Ulfgar, però, era già sveglio ed equipaggiato. Mentre ti preparavi, la sua sagoma, che occupava per intero la porta della tua piccola cella, era immobile. Nello sguardo del maestro, però, hai subito notato una strana scintilla. Non rimprovero o incitamento, hai capito immediatamente che si trattava di urgenza. Pochi minuti dopo, scendevate per le scale che portano alle scuderie del Grande Tempio del Lupo, il cuore pulsante di Middenheim, del Middenland e di tutto il nord dell’Impero.
Ulfgar è rimasto in silenzio fino a che non avete superato le porte nord e percorso metà del grande ponte. A quel punto, fissandoti, aveva detto:
“Bravo, ragazzo. Rispetto per gli anziani, efficienza e per di più sei mattiniero. Ma non esagerare con la deferenza, i cuccioli devono ululare e mordere, quando occorre.”
Lui e le sue metafore. Non cambierà mai.
“Maestro, dove stiamo andando?”
“Kurtwallen.”
“Kurtwallen?”
Te lo ricordi come uno sputo di posto sulla via per Erengrad. Veramente poco degno di nota.
“Già. Sai qual è il messaggio? Succedono cose inspiegabili. Inspiegabili!”
Ufgar ha agitato il pugno in aria. “Non c’è niente di inspiegabile a questo mondo, figliolo. Lo sai vero?”
“Sì, maestro. L’inverno torna sempre.”
Hai risposto con un dettame.
Ulfgar ha annuito e ha ripreso:
“Esatto. Vuol dire che c’è Ulric e l’ordine e dall’altro lato ci sono quelli che vogliono il disordine. Non c’è niente di inspiegabile. Ci sono poteri che il volgo preferisce non conoscere…ed è meglio che non conosca.”
“La tentazione conduce lontano dal sentiero. Lontano dal sentiero, il predatore diventa preda.”
Altro dettame.
“Giusto. Comunque, figliolo, sono scomparse delle persone. Quando quegli asini della milizia non sanno raccapezzarsi la gente del nord ricorre a noi. Finché perdura la fede nel sommo Ulric, comunque, c’è speranza.”
“E non sono scomparse normali, maestro, altrimenti noi non staremmo cavalcando con il vento del nord sul viso.”
“Cercheremo di vederci chiaro.”
Due giorni dopo mentre ripartite da Breeckerhoven, vi sentite chiamare.
“Templari! Templari!”
Vi girate. La prima tentazione è di fare gli scongiuri, ma ti trattieni. Ulfgar non è altrettanto freddo.
“Per gli dei!” esclama. Poi: “Dite, fratello”
La figura che vi si avvicina non è rassicurante. Non tanto per il simbolo di Morr ricamato sulla tunica o per i capelli candidi. È l’urgenza con cui uno scavafosse vi si avvicina a preoccuparti, nonostante il tuo istinto non ti porti a percepirlo come un pericolo.
La storia dello scavafosse, che scoprite chiamarsi Martin, ha dell’incredibile. Morr gli avrebbe mandato delle visioni su quello che sta accadendo a Kurtwallen. Assurdo. Ma Ulfgar ti fa capire che non è il caso di inimicarsi un mezzo profeta di sventure e che dietro l’aspetto da iettatore, un adepto di Morr può essere molto utile.
Kurtwallen, un giorno e mezzo dopo. La situazione non è affatto semplice. Ulfgar, dopo averti affidato una sorta di scorta, ti prende da parte.
“Lo hobbit dovrebbe essere una buona guida. Il kislevita probabilmente non è male. Lo iettatore beh…fattene una ragione.”
“D’accordo maestro.”
“Segui questa pista. Io vado verso Varrel così ci accertiamo che le sparizioni siano circoscritte.”
“Noi invece andiamo a nord, stando al mezzuomo.”
“Esatto.” Ulfgar sale a cavallo. “Ulric sia con te.”
La prova, quella vera, comincia oggi.